Il potere della genetica per i trattamenti personalizzati
Vi presentiamo Kisian Mecollari, studente venticinquenne del Master in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche all’Università di Pavia nonché vincitore nel 2021 di una borsa di studio della Fondazione Dompé. Appassionato di ingegneria genetica, Klisian è affascinato dal ruolo chiave che essa riveste nello sviluppo di soluzioni terapeutiche personalizzate per i pazienti. Recentemente, Klisian si è affacciato al mondo della ricerca, intraprendendo uno stage ai laboratori di Bioinformatics, Mathematical modeling and Synthetic biology (BMS) presso l’Istituto di Anatomia Umana dell’università. Leggete l’intervista per scoprire il suo percorso, il lavoro dei suoi sogni e tanto altro ancora.
Cosa sono le biotecnologie e cosa rappresentano per te?
In un mondo in cui la scienza e la tecnologia si fondono per creare progressi senza precedenti, le biotecnologie emergono come un potente alleato per l’uomo in moltissimi campi. Nel settore clinico, ad esempio, ci stanno permettendo di raggiungere traguardi impensabili fino a poco tempo fa, come la medicina di precisione. Penso che le biotecnologie siano l’arma più preziosa contro le malattie: ci consentono infatti di indagare le cause molecolari che si nascondono dietro le patologie e di sviluppare le soluzioni più efficaci per combatterle.
Stai concludendo la laurea magistrale in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche all’Università di Pavia. Qual è il corso che ti ha appassionato di più e perché?
Il corso che mi ha colpito di più è ingegneria genetica, una branca delle biotecnologie che coinvolge diverse discipline e che consiste nella riprogrammazione della sequenza del materiale genetico di singole cellule. Grazie all’ingegneria genetica, sono state sviluppate terapie innovative che si basano sul prelievo delle cellule del paziente, la loro modifica genetica e la conseguente rinfusione nel corpo. È come se il paziente avesse già dentro di sé la soluzione al proprio problema, ed è questa la cosa che trovo più affascinante.
Attualmente stai svolgendo un tirocinio ai laboratori di Bioinformatics, Mathematical modeling and Synthetic biology (BMS) presso l’Istituto di Anatomia Umana dell’Università di Pavia. Ci parli di questa esperienza?
È la prima volta che mi trovo ad avere un ruolo attivo nel mondo della ricerca ed è bellissimo! Al BMS, ci occupiamo di modificare il materiale genetico di particolari microorganismi affinché possano svolgere attività che non competono alla loro natura: in altre parole, è come se insegnassimo loro a fare ciò che vogliamo. Il nostro obiettivo finale è la creazione di un “potenziale probiotico”, ovvero di un microrganismo di laboratorio in grado di contrastare determinate infezioni batteriche. Questa esperienza mi ha fatto capire la crucialità del lavoro di squadra, perché anche i risultati più piccoli richiedono uno sforzo collettivo.
Cosa significa per te aver vinto una borsa di studio della Fondazione Dompé?
Aver vinto la borsa di studio della Fondazione Dompé ha significato moltissimo per me. È il frutto tangibile delle lunghe giornate trascorse in biblioteca e delle innumerevoli notti passate sveglio sui libri. Sono pieno di gioia e di gratitudine.
Qual è il lavoro dei tuoi sogni?
Mi piacerebbe dedicarmi alla ricerca biomedica, concentrandomi soprattutto sulle malattie neurodegenerative. Questo campo è parzialmente inesplorato e, proprio per questo, rappresenta per me una sfida entusiasmante.
Descriviti con un aggettivo
Sono ostinato, oltre ogni modo ostinato. Se ho un obiettivo in testa, nulla mi può fermare: né una porta chiusa, né un limite personale. Se mi rendo conto di non essere in grado di fare qualcosa, mi rimbocco le mani e lo imparo a fare.
Quale sarebbe il tuo super potere ideale?
Poter accellerare o dilatare il tempo: lo farei scorrere in maniera più veloce nei momenti difficili e lo rallentarei il più possibile in quelli belli.