Innovatrici del futuro della sanità: le storie di Emaan Jamil e Alessandra Macchi, studentesse dell'Università di Pavia
Emaan Jamil è una ventiquattrenne del Kuwait con l'ambizione di rivoluzionare l'assistenza diabetica. Alessandra Macchi, invece, è una venticinquenne italiana specializzata nell’epilessia post-traumatica e aspirante leader nel settore della sanità pubblica. Queste giovani donne di talento condividono molto di più del desiderio di avere un impatto positivo nel mondo scientifico. Entrambe hanno scelto di frequentare il Master in Medical and Pharmaceutical Biotechnologies presso l'Università di Pavia, percorso di laurea che Alessandra ha completato con lode nel 2024, e che Emaan concluderà prossimamente. Entrambe hanno intrapreso questi studi potendo contare sul sostegno della Fondazione Dompé, che ha assegnato loro una borsa di studio. Scoprite i successi, le esperienze lavorative e gli obiettivi futuri di Emaan e Alessandra nella nostra doppia video-intervista.
Cosa significa per te la borsa di studio della Fondazione Dompé?
EJ: La Fondazione Dompé ha per me un valore immenso perché mi fa capire che c'è qualcuno che crede nel mio potenziale.
AM: Per me la borsa di studio della Fondazione è stata un'immensa fonte di motivazione nonché un vero proprio trampolino di lancio. Attraverso la borsa, infatti, ho potuto partecipare a un viaggio studio a San Francisco per migliorare il mio inglese. Inoltre, prevedo di iscrivermi a un Master di secondo livello.
Qual è il traguardo personale di cui sei più orgogliosa?
EJ: Un traguardo personale di cui sono orgogliosa è aver completato in tempo il liceo in Italia. Avevo solo 16 anni quando sono arrivata e subito dopo quattro mesi ho iniziato il liceo scientifico, e non sapevo niente della lingua italiana.
Parlaci del tuo tirocinio
AM: Il mio internato è focalizzato sulla caratterizzazione di un modello roditore di epilessia post-traumatica. Attualmente il 30% dei pazienti aventi epilessia risulta essere farmaco-resistente. La ricerca oggi si è quindi focalizzata sulla scoperta di nuovi bersagli terapeutici. La parte più emozionante di questa esperienza è stata vedere la dedizione dei ricercatori, e in particolare la loro sinergia pur facendo parte di laboratori e istituti diversi
Qual è il tuo obiettivo professionale?
EJ: Uno dei miei obiettivi professionali è trovare un metodo alternativo per somministrare l'insulina ai pazienti diabetici, perché attualmente la terapia può essere piuttosto impegnativa per alcuni individui.
AM: Ambisco a ricoprire un ruolo di leadership in progetti riguardanti la salute pubblica.
Qual è il miglior consiglio che ti sia mai stato dato?
EJ: Il miglior consiglio che mi sia mai stato dato è arrivato da mia madre. Mi disse: "Non perdere tempo con le persone che non ti valorizzano".