Dagli acceleratori di particelle alle onde cerebrali: il percoso di un ingegnere nelle neuroscienze

09/04/2024

Vi presentiamo Giacomo Vedovati, alias "Jack", il cui affascinante percorso parte dalla sperimentazione con gli acceleratori di particelle al liceo, per poi giungere all'indagine dei misteri del cervello nel corso del suo dottorato. Armato di una laurea magistrale in Ingegneria Gestionale presso l'Università di Bergamo e appassionato di intelligenza artificiale, Jack, ora 28enne, sta proseguendo i suoi studi alla McKelvey School of Engineering della Washington University a St. Louis. Beneficiario di una borsa di studio della Fondazione Dompé nel 2022, la sua attuale ricerca si concentra sull’analisi delle complessità del cervello attraverso innovative tecniche di apprendimento automatico e teorie di controllo. Scopri il percorso scientifico, i trionfi passati e le aspirazioni future di Giacomo in questa intervista.

Raccontaci qualcosa che non è presente nel tuo curriculum

Mi chiamano “Jack”, e mi considero un tuttofare! La musica e la chitarra sono le mie più grandi passioni, sin dai miei 12 anni. Ho esplorato diversi generi musicali, ma soprattutto rock e metal, suonando in molte band. Sono anche un grande sportivo. Ultimamente, mi sto dedicando al powerlifting e al ciclismo: cerco di ritagliare del tempo per entrambe le attività nella mia routine. Amo poi fare il pane in casa, scattare fotografie e occuparmi del mio gatto, Tortellini.

Cosa significa per te la borsa di studio della Fondazione Dompé?

Questa borsa di studio significa davvero tanto per me. Innanzitutto, rappresenta un riconoscimento dei sacrifici e degli sforzi dedicati ai miei impegni accademici e scientifici. Inoltre, mi offre una preziosa opportunità di crescita personale e professionale, consentendomi di accedere a risorse, network ed esperienze che indubbiamente arricchiranno il mio percorso professionale futuro.

Perché hai scelto di conseguire il dottorato alla Washington University di St. Louis?

Durante la mia laurea magistrale in Ingegneria Gestionale all'Università di Bergamo, ho avuto l'opportunità di esplorare la teoria dei sistemi e del controllo lavorando al progetto di tesi. Questo studio è stato incredibilmente utile perché mi ha fatto scoprire la natura interdisciplinare di questi campi, compresi i suoi collegamenti con l'economia, la teoria dei giochi e le neuroscienze. Inizialmente, pensavo di continuare questo percorso di studi con un dottorato, ma poi mi sono imbattuto nel laboratorio di ricerca guidato dal professor ShiNung Ching alla Washington University di St. Louis. La sua ricerca coinvolge ambiti quali la teoria del controllo, le neuroscienze e l'apprendimento automatico, e mira a svelare i meccanismi nascosti del cervello attraverso l’uso di tecniche di apprendimento automatico all'avanguardia e l'accuratezza della teoria del controllo. Incuriosito dal lavoro del Professor Ching, ho deciso di perseguire i miei studi di dottorato sotto la sua guida.

Che cosa ti piace di più del tuo dottorato di ricerca?

L’aspetto più gratificante del mio dottorato di ricerca è la possibilità di immergermi e conoscere a fondo argomenti che mi appassionano veramente. È un viaggio di scoperta continuo e un'esperienza di apprendimento costante: stare al passo con un settore in rapida evoluzione come il nostro, non è facile, ma amo questa sfida.

Parlaci di un'esperienza di stage che ti è piaciuta particolarmente

Un’esperienza di stage che ho particolarmente apprezzato è stato il programma di due settimane ai Laboratori Nazionali di Legnaro, che ho svolto durante il liceo. È stata una opportunità straordinaria che mi ha permesso di conoscere da vicino le tecnologie più all'avanguardia. In particolare, ricordo di essermi cimentato con un vero acceleratore di particelle, replicando l'esperimento di Rutherford con la lamina d'oro. In questo famoso esperimento, le particelle alfa caricate positivamente vengono dirette verso una lamina d'oro. La maggior parte di queste passa attraverso, rivelando il vuoto predominante degli atomi d'oro. Tuttavia, alcune particelle deviano bruscamente, rimbalzando addirittura all'indietro, indicando così l’esistenza di un nucleo concentrato di carica positiva all'interno dell'atomo. Il mio compito era quello di prevedere la sezione d'urto dei modelli atomici prima e dopo l’esperimento di Rutherford, al fine di rilevare correttamente le particelle che sarebbero rimbalzate. Questa esperienza non solo ha approfondito la mia comprensione dei modelli atomici, ma ha anche rafforzato il mio entusiasmo nei confronti della scienza.

Qual è il lavoro dei tuoi sogni?

Mi immagino un lavoro in cui possa mettere in campo la mia passione per l’intelligenza artificiale e le neuroscienze teoriche, e svolgere un'attività significativa che vada oltre i confini tradizionali del sapere. Desidero rivestire un ruolo che funga da ponte tra l’innovazione e l’applicazione, dove io possa contribuire attivamente al progresso della conoscenza e, allo stesso tempo, apportare un impatto concreto sulla società. Sono convinto che, con la dedizione e la creatività, sia possibile svelare i misteri della mente e aprire la strada a scoperte rivoluzionarie che definiranno il futuro.

 

Descriviti in una parola

La parola che mi descrive al meglio è entusiasta. Quando ero al liceo, il mio insegnante di letteratura italiana ci condivise una bellissima definizione della parola “entusiasmo”: infondere il nostro spirito vitale in tutto ciò che affrontiamo. Mi sono immediatamente ritrovato in queste parole perché esprimono il mio approccio alla vita.

Raccontaci un risultato personale che ti rende orgoglioso

Un risultato che mi riempie di orgoglio è la partecipazione alla gara nazionale di triathlon per club collegiali sul lago Lanier in Georgia due anni fa, con la squadra di triathlon della Washington University a St. Louis. È stato il mio primo triathlon di lunghezza olimpica e l'ho portato a termine con successo, dopo aver dedicato circa 4 mesi a una rigorosa preparazione fisica e mentale.

Qual è il miglior consiglio che ti sia mai stato dato?

Il miglior consiglio che abbia mai ricevuto è “non avere paura di uscire dalla tua comfort zone.” Affrontare nuove esperienze, sfide e opportunità, è essenziale per la crescita personale e per trovare la propria soddisfazione.

Come ci si sente ad avere qualcuno come la Fondazione Dompé che fa il tifo per voi?

Avere qualcuno che fa il tifo per te è incredibilmente confortante e motivante. Infonde un senso d'incoraggiamento, sostegno, e validazione che possono alimentare la tua determinazione e la tua motivazione.

 

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