Ricerca e libertà: alla scoperta di Manuela Basso e del Master in Biotecnologie Cellulari e Molecolari a Trento

09/09/2024

Manuela Basso ha sempre considerato la ricerca come un’opportunità di esplorare nuove frontiere in totale libertà. Una libertà che si manifesta nello spazio, perché la ricerca può fiorire in laboratori di ogni angolo del mondo, ma anche nel pensiero, perché spinge a porsi delle domande e a trovare risposte utilizzando gli strumenti a disposizione in uno specifico contesto. Nata a Torino e laureata in biotecnologie, ha completato il suo dottorato presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano prima di trasferirsi a New York, dove ha lavorato sei anni presso il Burke Neurological Institute affiliato alla Cornell University. Oggi, è Professoressa associata presso il Dipartimento di Biologia Cellulare e Computazionale (CIBIO) dell'Università di Trento, dove opera da dieci anni. In questa intervista, la Professoressa Basso ci svela le qualità essenziali per diventare un ricercatore di successo, il suo sogno nel cassetto, e ci presenta il programma del Master in Biotecnologie Cellulari e Molecolari, di cui è coordinatrice.

Si può presentare brevemente?

Sono Manuela Basso, sono professoressa associata presso il Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata presso l'Università di Trento e sono anche la Coordinatrice del Master in Biotecnologie Cellulari e Molecolari.

Perché ha scelto di intraprendere una carriera nel mondo della ricerca?

Ho scelto di intraprendere il lavoro di ricercatrice perché l'ho sempre associato, fin da quando ero ragazzina, a un'idea di libertà. Una libertà non solo di spazio, perché la ricerca può essere fatta in qualsiasi parte del mondo, ma anche di pensiero, perché permette di porsi delle domande e di rispondere a seconda anche degli strumenti che sono disponibili in un determinato contesto.

A parte la passione e la preparazione, quali sono le tre caratteristiche che deve avere un ricercatore?

Un ricercatore deve essere determinato, coraggioso, onesto dal punto di vista intellettuale e generoso, perché deve voler raccontare quello che ha scoperto agli altri.

Può illustrarci il programma del Master in Cellular and Molecular Biotechnology presso l’Università di Trento?

Il Master in Cellular and Molecular Biotechnology è stato costruito proprio a modello dei ricercatori che lavorano presso il Dipartimento. Questo significa che è un corso che approfondisce dei concetti sulle biotecnologie che si utilizzano in ambito biomedico. In particolare, sfruttando delle eccellenze del Dipartimento estremamente specializzate, per esempio, nella correzione del genoma, oppure nell’utilizzo della biologia computazionale per poter capire i dati che vengono prodotti ogni giorno dalle nuove tecnologie - i dati bioinformatici -, siamo in grado di offrire alti livelli di conoscenza in questi ambiti specifici. Lo scopo, quindi, è quello di dare agli studenti gli strumenti per poter comprendere i processi biologici, per poter innovare e creare delle nuove tecnologie che siano utili per rispondere a delle necessità biomediche.

Come ricercatrice, qual è il suo sogno nel cassetto?

Come ricercatrice ho un sogno nel cassetto: riuscire a lavorare in un team multidisciplinare. Questa visione non è ancora così diffusa oggigiorno nell’ambito universitario, ma penso sia l’unico modo in cui possiamo raggiungere un obiettivo.

Condividi questo articolo

Article image
Neuroscience